giovedì 27 settembre 2012

Cosa sono l'Ittiturismo e la Pescaturismo?





La pescaturismo e l'ittiturismo sono due costole dell'attività peschereccia. Spieghiamoci meglio: la pescaturismo consiste nell'imbarcare un gruppo di persone, oltre all'equipaggio, in una nave adibita a pesca professionale. Sul peschereccio ci si diletta nella pesca insieme ad esperti del settore, i quali oltre ad aiutare gli ospiti, possono allestire a bordo dei pasti a base del pescato del giorno, o cucinare le specie che allevano con l'acquacoltura a terra.

L'ittiturismo invece consiste in un'attività di ricezione ed ospitalità esercitata dai pescatori, attraverso l'utilizzo delle proprie abitazioni o nel nostro caso di manufatti tradizionali come i casoni, e l'offerta di servizi di ristorazione e degustazione dei prodotti tipici.

Come mettersi a norma e cosa sapere in merito alla gestione di queste attività? La regione Veneto ha recentemente emanato la legge regionale 10 agosto 2012 n. 28 in merito alla disciplina di queste attività, compreso l'agriturismo.
La prima cosa essenziale è distinguere le due discipline dalla ristorazione. L'attività può essere esercitata solo ed esclusivamente in tempo e misura minore rispetto all'attività di pesca e ad opera di pescatori professionisti. Gli alimenti impiegati nei pasti poi, devono tassativamente provenire per almeno il 50 % dalla propria impresa ittica e per il restante da aziende solo venete, a meno che una crisi straordinaria intacchi il comparto pesca. Quindi un privato, magari muratore, che casualmente ha un casone e cucina pesce preso all'ingrosso, è un classico ristoratore.

Ma spulciamo bene la direttiva. Cominciamo con l'Ittiturismo, che prende buona parte delle nuove disposizioni dagli articoli sull'agriturismo. I requisiti sono: essere un pescatore, utilizzare la propria abitazione o delle strutture aziendali collegate con la propria attività ed aver superato un corso iniziale di formazione professionale per l'avvio di attività ittituristica presso organismi di formazione accreditati presso la regione. Ben chiaro ed evidente resta l'obbligo che l'attività della pesca o acquicoltura e la quantità del pesce pescato, debbano restare superiori al tempo passato tra i fornelli e al quantitativo di pesce preparato per gli ospiti.

L'attività ricettiva ittituristica segue di pari passo le regole concernenti l'agriturismo, infatti la somministrazione di pasti e bevande è destinata esclusivamente alle persone che usufruiscono dell’ospitalità in alloggi e di spazi aperti attigui e può essere svolta annualmente; negli altri casi è ammessa solo stagionalmente per un numero massimo di posti a sedere, pari a 80, qualora l’azienda agrituristica svolga attività per un massimo di 160 giorni di apertura all’anno e a 60 qualora l’azienda agrituristica svolga attività per un massimo di 210 giorni di apertura all’anno.

Passiamo ora alla pescaturismo. Uguali gli obblighi primari: essere pescatori di professione ed aver passato un corso di formazione per l'attività di pescaturismo. L'attività di ristorazione a bordo deve avvenire con le proprie attrezzature e il proprio prodotto. La pesca dev'essere effettuata con l'impiego di sistemi consentiti dalle norme vigenti. Se si svolge in mare ci si attiene alle modalità definite dalla capitaneria di porto, se si svolge in laguna o in acque marittime interne, i pescatori devono attenersi all'art. 25 “Esercizio della pesca professionale” della legge regionale 28 aprile 1998, n. 19.

Quali sono invece i requisiti ed i limiti? Sono necessari accertamenti di sicurezza e prova pratica di stabilità di ciascuna delle proprie navi in ore diurne o notturne, con l’indicazione del numero massimo di persone imbarcabili su ciascuna nave, rilasciata, per il tramite degli uffici dell’ispettorato o della capitaneria di porto territorialmente competenti. Ci si deve inoltre munire di polizza assicurativa verso terzi e di patente nautica da diporto. Nel caso di navigazione nelle acque delle lagune, è autorizzato l’imbarco di passeggeri in numero superiore a dodici. Non è da trascurare l'igiene, infatti le strutture e i locali destinati all’esercizio dell’attività agrituristica o ittituristica devono possedere i requisiti igienico-sanitari previsti dai regolamenti comunali edilizi.



Affinchè si possano iniziare queste avventure ci deve essere un riconoscimento provinciale in merito alle attività turistiche legate al settore primario. Una volta ottenuto l'ok, devono essere aperte entro due anni. L'inizio attività poi dev'essere segnalato al comune per l'Ittiturismo e alla provincia per la pescaturismo.

E per quanto riguarda prezzi e ospiti? Eccoci arrivati al sodo. È perentorio comunicare alla provincia, entro il 1° ottobre di ogni anno, i prezzi massimi concernenti le attività di ospitalità che si intendono applicare con validità per l’anno solare successivo qualora siano modificati rispetto all’anno precedente, unitamente ai periodi di apertura dell’azienda ittituristica o di esercizio dell’attività di pescaturismo.
Bisogna esporre al pubblico la segnalazione certificata di inizio attività, il simbolo regionale identificativo del turismo veneto e il logo dell’attività.

È obbligatoria la registrazione e denuncia delle generalità delle persone alloggiate nel rispetto della normativa vigente in materia di pubblica sicurezza, nonché la comunicazione alla provincia degli arrivi e delle presenze degli ospiti alloggiati, ai fini delle rilevazione statistiche.
In caso di superamento del limite dei posti a sedere, ciò deve essere comunicato preventivamente alla provincia. Infine per l'attività di somministrazione di pasti, spuntini e bevande, è fatto obbligo di esporre al pubblico e nel menù l’elenco delle pietanze, delle bevande e degli altri prodotti serviti, indicando i relativi prezzi e la provenienza dei prodotti.




martedì 18 settembre 2012

Venezia città metropolitana



La Città Metropolitana è un ente previsto per la prima volta dalla L. 142/1990, che ha attribuito al Governo, su proposta delle Regioni interessate, l’emanazione entro due anni di decreti legislativi attuativi, con poteri di surroga al Governo stesso in caso di inerzia delle Regioni.



Con la L.Cost. 3/2001 è stato modificato il titolo V della Costituzione e la Città Metropolitana ha fatto il suo ingresso nella Carta Costituzionale.

i Comuni che faranno parte della Città Metropolitana potranno subire una riduzione delle funzioni amministrative di pertinenza, al fine di consentire alla Città Metropolitana l’esercizio unitario delle funzioni amministrative nell’area di riferimento, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.



Nei termini previsti dalla legge delega, il Governo Monti ha adottato il DL 95/12, poi convertito con emendamenti nella L. 135/12 nell’ambito della cd. Spending Review (in seguito brevemente denominata anche “Legge di riforma”), dando di fatto il via ad un iter accelerato per le istituzioni coinvolte al fine di pervenire al riordino istituzionale degli enti territoriali e con l’obiettivo di razionalizzare la spesa pubblica.

La riforma è regolata dagli artt. 17 e 18, rispettivamente dedicati al riordino delle province ed all’istituzione delle città metropolitane.
Sotto il profilo sostanziale, per quanto qui interessa, le norme prevedono che:
‐ tutte le province delle regioni a statuto ordinario sono oggetto di riordino;
‐ i requisiti minimi per rimanere provincia sono congiuntamente i 2.500 chilometri quadrati ed una popolazione non inferiore a 350.000 abitanti (criteri fissati con successiva deliberazione del Consiglio dei Ministri 20/07/12);

‐ a partire dal 01/01/2014 la Provincia di Venezia viene soppressa e viene istituita la Città Metropolitana di Venezia;

‐ il territorio della Città Metropolitana di Venezia coincide con quello della Provincia, salvo il potere dei Comuni di aderire ad una Provincia limitrofa. è prospettabile solo il caso di comuni “in uscita” dall’area metropolitana, con esclusione di nuove candidature di territori che, per ragioni storiche, sociali, economiche o di altra natura, potrebbero contribuire efficacemente alla coesione amministrativa;

‐ sono organi della Città Metropolitana il Sindaco Metropolitano ed il Consiglio Metropolitano, formato da 12 componenti che vengono eletti con il metodo indiretto.



Sia lo statuto provvisorio che lo statuto definitivo possono stabilire che il sindaco metropolitano sia: a) di diritto il Sindaco di Venezia oppure b) sia eletto secondo le modalità stabilite per l’elezione del presidente della provincia. Solo nel caso in cui il comune capoluogo (nel caso di specie quello di Venezia) deliberi anche di articolarsi in più comuni (pensiamo al caso di una eventuale separazione di Venezia da Mestre, scelta che la riforma rende possibile), sarebbe possibile prevedere nello statuto che il Sindaco Metropolitano sia eletto ai sensi dell’art. 18 comma 4 lett. c) ossia a suffragio universale e diretto;

‐ alla Città Metropolitana di Venezia vengono attribuite le funzioni fondamentali della Provincia di Venezia, nonché la pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali, la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, l’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, le funzioni relative alla mobilità e viabilità, la promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, nonché quelle ulteriori funzioni che lo Stato e la Regione vorranno attribuire.




La grave situazione economica e finanziaria, accompagnata a decenni di assenza di riforme e da forti trasformazioni territoriali, impone che tutte le istituzioni si facciano carico dell’equilibrio dei conti pubblici, razionalizzando la spesa pubblica, riducendo gli sprechi e contribuendo, nel contempo, al rilancio della crescita del paese e all’avvio di una ricostruzione civica e sociale, in un contesto di equità e di coesione sociale e territoriale.

Le prospettive di riforma istituzionale, avviate con l’istituzione della Città Metropolitana, di cui oggi si discute in Consiglio Comunale, si collocano indubbiamente in questa politica di razionalizzazione e modernizzazione dello Stato.

Nell’ambito della Città Metropolitana i Comuni che la costituiscono potranno per statuto avere persino maggiori funzioni di quelle odierne, da esercitare in forma singola o associata, vista la previsione dell’art. 18, comma 9, lett. c) della Legge di riforma.







Noi siamo il nostro miracolo


Essere allegri e contenti quando va tutto bene è piuttosto facile direi. E' mantenersi positivamente trotterellanti in generale che chiede fiducia in se stessi, nella vita e nelle situazioni. Tutto ciò fluisce da dentro ed è una forza tutta nostra, una fiamma da tenere viva.

Il motivo per impegnarsi in questo atteggiamento positivo è che c'è solo da guadagnarci. Se ci si piange addosso nessuna persona può tirarti realmente fuori dal pantano.

Il bello, il vitale, ci fa star bene. Ci stimola. Ora c'è una gatta nel terrazzo accanto che miagola disperatamente per farsi ingroppare. Chissà se arriverà qualche micio. :)

La cosa fondamentale è:
1. Conoscere le proprie inclinazioni e rispettarle. Non accettare sfide incongrue  alle proprie passioni, accettare i propri limiti e felicitarsi di quello che si può fare.

2. Tenere delle aspettative congruenti con i propri desideri, non con il mondo concorrenziale degli altri. Eleggere se stessi a centro pulsante della propria stima e delle proprie salde idee. Gioire delle cose che scaldano l'animo e non farsi abbagliare dalle inezie.

3. Bevendo una lattina da 0,5 l di Radler ho ora compreso che sono cotta. Vai a fidarti del limone.

4. Osserva i gatti. Loro vivono il presente. La vita è molto più serena di quello che vogliamo macchinare noi. Allora facciamo le fusa al tempo, al cielo, alle nuvole rosa dei tramonti.
Frrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr......Frrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr.....

Buonanotte Jessica :) Buonanotte anche a voi ;)



domenica 2 settembre 2012

Colorato giardinaggio: "L'erba del vicino" :)




Oh salve! Sono tornata dall'Abruzzo. Sole, mare, colline. Cadenze linguistiche nuove. Maaaraveiiiossso!

Ho scovato un nuovo programmino carino di quelli che piacciono a me: "L'erba del vicino".

Una squadra di giardinieri, insieme ai condomini, riqualifica dei cortili condominiali trascurati.

Emotaiment a gogò, unione tra i vicini, spiegazioni sulle piante, sulla terra giusta da utilizzare, sugli alberi che hanno bisogno di sole e quali d'ombra. Vecchiette, signore e ragazzi che piantano in compagnia, potano rami, si divertono con i grembiulini e gli attrezzi, mettono a dimora  piante acidofile che amano l'ombra ed idrangee, bisognose d'acqua.

Si va al vivaio a prendere azalee, gardenie profumate, si spiega che si ammalano di clorosi per troppa acqua calcarea. Ortensie che cambiano colore in base al nutrimento:  con l'acqua calcarea diventano rosa,  con tanto allume di alluminio bianche, con meno azzurre. Inoltre il mal bianco, che si sconfigge con dello zolfo spruzzato con l'acqua sulle foglie.

Sarebbe bello coltivare piante aromatiche in terrazzo, o avere un bel giardino. Le piante sono molto utili per moltissime malattie. La prima che mi viene in mente e che ho già utilizzato è l'aloe vera. Le sue foglie ciccione e piene di gel filamentoso, sono un toccasana da stendere sulla pelle bruciata dal sole.

Aloe Vera


 
Alberello di limoni



Gardenia
Azalea
Rododendro
Yucca